Consiglio comunale di Gavardo 16 marzo 2016
Intervento di Silvio Lauro – Gavardo in movimento
Ci sarebbe tantissimo da discutere su questo tema; se volessimo approfondire seriamente la questione credo che ci vorrebbero ore ed ore, più di una riunione, interamente dedicata, del Consiglio comunale.
Stiamo parlando dell’acqua un diritto essenziale e inalienabile di ogni uomo, come ricorda anche lo Statuto delta costituenda società “Acque bresciane srl” che all’art 1.4 dice “La società riconosce l’acqua quale patrimonio dell’umanità, bene comune, diritto inalienabile di ogni essere vivente. L’acqua e i servizi igienico-sanitari sono un diritto umano essenziale per il pieno godimento del diritto alla vita e di tutti gli altri diritti umani secondo i principi enunciati dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella risoluzione n.64/292 del 28 luglio 2010”.
Ecco, noi di Gavardo in movimento riteniamo che l’accordo che ci viene chiesto di approvare stasera non sia rispettoso di questi principi, non vada nella direzione giusta per garantire realmente l’acqua come diritto umano essenziale o comunque che contenga elementi tali che rischiano di andare nel senso contrario.
Così come non rispetta la volontà popolare espressa in maniera forte dai cittadini italiani con il referendum del 12 e 13 giugno 2011, quando più del 95% dei votanti, pari alla fine a più del 52 % degli elettori, quindi la maggioranza assoluta degli elettori, non solo dei votanti, aveva chiaramente espresso la volontà che l’acqua non deve essere privatizzata, che la gestione dell’’acqua deve essere pubblica, che sull’acqua non si devono fare profitti.
La scelta operata dalla provincia di Brescia prevede invece la costituzione, in prospettiva, di una società mista con la partecipazione significativa (non meno del 40%) di un socio privato. Forse da un punto di vista strettamente giuridico, come qualcuno sostiene, può anche essere che questa scelta sia formalmente rispettosa delle norme così come sono uscite dopo le abrogazioni approvate dal referendum, ma certamente da un punto di vista sostanziale e politico non è rispettosa della volontà popolare. I bizantinismi giuridici possono dire il contrario; ma la realtà è che il 52% degli Italiani ha votato perché l’acqua sia gestita in forma pubblica e non possa dare profitti. E allora qualcuno deve spiegarci che interesse può avere un socio privato a partecipare a un’impresa da cui non può ricavare utili…
Ci chiediamo quindi perché i nostri sindaci abbiano voluto ignorare una precisa volontà dei propri cittadini. Crediamo sia un forte vulnus alla democrazia rappresentativa e alla nostra Costituzione: con questa decisione non si rispetta la sovranità popolare, che si è espressa con il referendum, sancita dall’art. 1 della Costituzione Italiana, alla quale la politica, in generale, e le Istituzioni –in primis le amministrazioni pubbliche locali- dovrebbero essere subordinate.
Questi sono i motivi di fondo per i quali noi di Gavardo in movimento siamo fortemente contrari a questo accordo. Ci sono poi anche motivazioni più direttamente connesse all’accordo stesso e al percorso ipotizzato che non risulta per nulla chiaro. Non si capisce bene ad esempio quali comuni saranno “gestiti” dalla nuova società e in quali tempi; con si capisce bene che differenza c’è tra l’essere socio della società e non esserlo; che valore ha sottoscrivere l’accordo senza diventare soci della società, ecc.
I documenti, allegati alla delibera, che, come sempre, non sono di immediata lettura e interpretazione, a noi, ma non solo a noi, sono sembrati contraddittori in alcuni punti e poco chiari in molti altri. Per questo proporremo successivamente anche alcune considerazioni e osservazioni puntuali, sui documenti proposti.
Prima però vorremmo rivolgere alcune domande al Sindaco.
Anzitutto vorremmo ricordare che i gruppi di minoranza nello scorso mese di ottobre, il 7 ottobre per la precisione, qualche giorno prima dell’Assemblea dei Sindaci Bresciani, avevano inviato una interrogazione articolata su questo tema. Non abbiamo mai avuto risposta, nonostante il regolamento del Consiglio Comunale preveda una risposta entro trenta giorni. Ad oggi ne sono passati 150. Può darci una spiegazione di questa dimenticanza?
E poi altre due domande:
All’assemblea dei sindaci del 9 ottobre scorso ci risulta che Lei Sindaco ha votato a favore della proposta di società mista. Ma la posizione assunta è stata una scelta sua personale o è stata condivisa all’unanimità in Giunta? Ci risulta, ad esempio, che molti sindaci che in assemblea hanno votato contro la proposta fanno parte della Lega. E i rappresentanti della Lega di Gavardo in consiglio comunale che cosa dicono in merito? E perché il Sindaco non ha ritenuto, prima di votare, di consultare almeno il consiglio comunale, di fare una discussione in Consiglio comunale, organismo che rappresenta comunque la volontà di tutti gli elettori gavardesi. Certo sarebbe stato preferibile consultare tutta la cittadinanza (soprattutto se l’intenzione era di andare contro la volontà espressa dai cittadini con il referendum del 2011, per verificare se a Gavardo avessero cambiato opinione). Questa, del confronto con i cittadini, ad esempio è la strada che mi pare sia stata programmata per la questione raccolta rifiuti. Ma almeno consultare il consiglio comunale: era il minimo dovuto. Non stiamo parlando di bazzecole , ma di acqua…
E qui viene la seconda domanda: ma a Gavardo adesso che cosa succede? Se non ho capito male, il nostro comune, in cui il Servizio idrico integrato è attualmente gestito da A2A, continuerà ad essere “servito” da questa società nei prossimi anni. Ma fino a quando? E dopo che cosa succede? E poi se la situazione è questa, e cioè che per alcuni anni saremo ancora “serviti” da A2A che senso ha aderire adesso all’accordo? Che vantaggio ne abbiamo? Tanto, se non ho capito male, si può sempre aderire, anche successivamente, all’accordo così come sarà sempre possibile diventare soci della costituenda società. Ci risulta ad esempio, se non sbagliamo, che molti comuni del Garda non stanno, almeno per ora, aderendo all’accordo.
E veniamo alle considerazioni e osservazioni puntuali, che riprendono in gran parte le osservazioni inviate alla provincia a fine gennaio dal Comitato “Brescia Acqua Comune” e che noi sostanzialmente condividiamo. Lo facciamo scorrendo il testo della delibera di approvazione, che riporta anche alcuni passi del testo dell’accordo.
Non è ovviamente una trattazione esaustiva; come detto ci vorrebbe molto, troppo tempo, per evidenziare tutte le carenze, le contraddizioni, le frasi non chiare contenute nei vari documenti. Toccheremo solo alcuni punti, quelli che ci paiono più significativi.
Prima considerazione: sottoscrittori accordo
La norma sancita dall’art. 15 della legge n. 241/1990 (richiamata in modo esplicito pure dal titolo dell’Accordo) di per sé regolamenta esclusivamente gli accordi tra Pubbliche Amministrazioni mentre, dalla lettura dei documenti portati in approvazione, la sottoscrizione dell’Accordo viene estesa anche a soggetti privati o di diritto privato come le società che attualmente gestiscono il servizio in Provincia, indicate, appunto, quali parti dell’accordo assieme ai Comuni.
Le società, peraltro, sono mero strumento di gestione del servizio e, quindi, non possono nemmeno essere parte di un accordo che ne determini ruoli e funzioni. Ai sensi della normativa vigente ci parrebbe, quindi, che soltanto le amministrazioni pubbliche socie delle società potrebbero e dovrebbero essere parte dell’accordo.
Seconda considerazione: Affidamento in house ed esercizio del controllo analogo
Dal testo delle delibera in approvazione evinciamo che :
“il comune di Gavardo, pertanto, non è chiamato a deliberare né la partecipazione diretta nella compagine sociale, né l’acquisto di quote del capitale”
“allo scopo di assicurare l’esercizio del controllo analogo sulla nuova società… l’accordo prevede l’istituzione di un apposito Comitato di Indirizzo e Controllo”
Osservazioni.
- Nella prima fase del percorso si prevede l’affidamento diretto del servizio alla costituenda Società “Acque Bresciane srl” o, come comunemente definito, l’affidamento in “house providing”. Per questa modalità di affidamento devono però sussistere i requisiti previsti dalla giurisprudenza comunitaria: partecipazione totalmente pubblica, svolgimento di attività prevalente a favore degli enti affidatari in house del servizio, assenza di vocazione commerciale e, in particolare, quello che viene chiamato l’esercizio del controllo analogo. Ma tutti questi requisiti possono sussistere solo in presenza di una partecipazione diretta degli enti locali affidatari del servizio, ossia in una impresa partecipata di primo livello, cosa che non è garantita visto che i comuni possono partecipare attraverso loro enti o società a capitale interamente pubblico.
- Il principio del controllo analogo comporta che gli enti locali affidatari del servizio in “house”, abbiano la possibilità di esercitare un controllo analogo a quello che esercitano sui servizi direttamente erogati; cioè nel nostro caso di esercitare il potere di dettare le linee strategiche e le scelte operative della società in house. Per garantire tale principio l’accordo prevede l’istituzione di un Comitato di indirizzo e Controllo (non è chiarissimo chi ne farà parte). Ma come può questo comitato essere in grado di esercitare tale controllo analogo, non essendo un organo sociale previsto dalle norme del codice civile e quindi di fatto privo di ogni valore giuridico?
- Inoltre i poteri attribuiti dallo statuto agli amministratori della società, sono generali e senza alcuna limitazione, e impediscono di fatto l’esercizio del controllo analogo, come espresso da copiosa giurisprudenza comunitaria e nazionale.
- Per quanto riguarda in specifico il comune di Gavardo. Dato che il controllo analogo non può essere esercitato in una società non partecipata direttamente, come eserciterà il Comune di Gavardo questo controllo visto che in delibera si afferma che “non è chiamato a deliberare … la partecipazione diretta nella compagine sociale”?
Terza considerazione: Socio Privato
Dal testo della delibera citiamo “infine, attraverso l’accordo i comuni sottoscrittori si impegnano “affinché la società espleti entro il termine del 31 dicembre 2018 la procedura ad evidenza pubblica per la scelta del socio privato” (articolo 5)”
Si prevede, quindi, nella seconda fase del percorso, l’ingresso di un socio privato con la costituzione di una società mista.
- Perché il socio privato? In genere si ricorre ad un socio privato per l’apporto di capitali che diversamente non si avrebbero disponibili. Ma nel caso del servizio idrico il referendum del 2011 ha cancellato questa possibilità (cancellazione dalla tariffa della quota relativa alla remunerazione del capitale investito) e la tariffa deve coprire tutti i costi del servizio. Non si capisce perciò quale sia il ruolo del privato. Esso poi non serve neppure per assicurare una gestione più efficiente, efficace ed economica della società perché non è la proprietà che fa la differenza ma chi è chiamato a gestire la società.
E’ utile ricordare che secondo il Rapporto sullo sviluppo umano diffuso nel dicembre 2006 dall’U.N.D.P. (il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), nessuno fra i programmi di privatizzazione realizzati in tutto il mondo ha raggiunto i risultati attesi: questo la dice lunga sulla capacità del settore privato di essere in grado di conciliare l’equità e l’efficienza necessarie per garantire a tutti il diritto all’acqua.
- A livello mondiale dal 2001 si sta assistendo ad una inversione di rotta. I problemi che derivano dalla gestione privata dell’acqua hanno convinto molte comunità e i loro rappresentanti politici che il settore pubblico è più qualificato per fornire servizi di qualità ai cittadini e per promuovere il diritto umano all’acqua e allo sviluppo sostenibile delle risorse idriche. Molte amministrazioni pubbliche hanno ripubblicizzato il servizio idrico (vedi ad es. il Comune di Parigi, che dopo 25 anni di gestione affidata a privati ha ripubblicizzato il proprio servizio idrico): nel 2000 si sono verifica due casi in due Paesi, interessando meno di un milione di persone, nel Marzo 2015 si è arrivati a 235 casi in 37 Paesi, con una popolazione interessata superiore ai 100 milioni.
- Noi, buoni ultimi, invece vogliamo andare in una direzione che si è già dimostrata fallimentare?
Conclusioni
Chiediamo al CC di agire nel rispetto della volontà del popolo italiano e di dichiararsi contrario all’ingresso di un socio privato nella società Acque Bresciane; di dichiararsi invece favorevole al mantenimento della società Acque Bresciane interamente pubblica e alla gestione in “house” del servizio idrico, seguendo le linee proposte dal Comitato “Brescia Acqua Bene Comune”, che, in sintesi, prevedono la trasformazione della società Acque bresciane srl in un’Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico, senza fini di lucro, posseduta e controllata in forma paritaria (proporzionale agli abitanti) da tutti i Comuni del territorio provinciale bresciano.
Noi di Gavardo in movimento, opereremo in questi tre anni, in questa direzione. In raccordo con il Comitato “Brescia Acqua Bene Comune” e con le altre associazioni, istituzioni, partiti che concordano con questa posizione, ci adopereremo affinché si cambi la scelta per ora operata dalla Provincia, abbandonando l’idea di una società mista ma puntando alla costituzione di una società totalmente pubblica.