Alcune settimane fa un aderente di Gavardo in movimento ha deciso di andare, con un amico, al campo profughi di Idomeni per portare un aiuto concreto e verificare di persona la vita dei profughi che attendevano di attraversare il confine. Pochi giorni dopo il loro rientro, il campo è stato poi smantellato con la forza.
Riportiamo di seguito la loro testimonianza con un resoconto della loro esperienza e qualche foto scattata in quei giorni
Ciao a tutti
è passato quasi un mese da quando siamo rientrati dal campo di Idomeni e già parecchie cose sono cambiate.
La condizione iniziale (una storia nota!): in fuga dalle “situazioni estreme” del Medio Oriente e della Syria diverse migliaia di famiglie di migranti cercano rifugio nell’Occidente e dopo un viaggio improbabile raggiungono l’agognata meta: la democratica e ricca Europa. Nel gioco dei buoni e dei cattivi, quando uno dei buoni è in difficoltà, gli altri buoni corrono in suo soccorso. Ma durante il cammino verso il nord dell’Occidente (i nostri rifugiati se ne vogliono andare in Germania o nella Penisola Scandinava e non in Italia, Grecia o Makedonia – gli stati europei di serie B!), la buona e ricca Europa decide di mettere qualche ostacolo ancor prima di porsi il problema se questi rifugiati siano buoni o cattivi. Da qua la nascita dei muri in Austria, delle linee spinate in Makedonia, etc..
La fase intermedia: la linea spinata sul confine tra Grecia e Makedonia è la causa della nascita del Campo Profughi di Idomeni nel nord-est della Grecia. Nel giro di pochi mesi dall’arrivo dei primi profughi a Idomeni si sono radunati più di 10’000 persone tra cui una buona fetta bambini. Nel campo si respira stanchezza fisica unita all’affaticamento dell’anima ma con sprazzi di rabbia e di quell’energia che riesci a trovare quando sei consapevole che manca poco al raggiungimento della meta. Ma la sensazione che più predomina è l’orgoglio delle persone affaticate dai fatti della vita che vogliono “resistere”.
Cosa succede oggi: il giorno 24 maggio ha avuto inizio il trasferimento (o meglio l’invito a trasferirsi!) dei profughi verso una serie, non ben precisa, di nuovi campi profughi pseudoattrezzati e controllati dal Governo Greco. Le organizzazioni umanitarie e le associazioni presenti sostengono che la linea governativa sia quella di smembrare un grande campo profughi (quello di Idomeni) che, propria per la sua mole, attira parecchia attenzione, in una serie di piccoli “campetti” che da soli sono più controllabili e danno meno nell’occhio. Se questo corrispondesse a verità verrebbe meno la forza dei profughi di far valere la loro voce: “non vogliamo il vostro aiuto, il vostro lavoro o la vostra casa, vogliamo solo fuggire dalla nostra terra oggetto di conquista ideologica e militare da parte di una cerchia di fanatici, con la speranza di poter fare ritorno un domani alla nostra terra”.
Per capire ed approfondire il tema consigliamo: http://www.meltingpot.org/+-Idomeni-+.html
Matteo e Chiodo
Di seguito alcune delle sensazioni raccolte durante il nostro viaggio verso Idomeni …
IDOMENI_01
06 maggio 2016
Siamo usciti da poco dal Campo Profughi non ufficiale di Idomeni dopo il primo giorno di lavoro sul progetto “Un Volo oltre le Frontiera” per la costruzione di aquiloni con i bambini del campo di Idomeni.
L’idea è quella di utilizzare i sacchetti di plastica sparsi per il campo per far volare la mente dei bambini al di la dei problemi di tutti i giorni impegnandoli nella costruzione di aquiloni. Come previsto una ciurma di bambini-mamme-fratelli più grandi-curiosi raccolti tra le 15’000 persone del campo ci hanno assaltato ma almeno una qualche decina di aquiloni li abbiamo creati (circa) …
E’ stato meraviglioso vedere come da ogni angolo del campo arrivavano pezzi di vecchie tende Ferrino, sacchetti di plastica del LIDL per dare vita all’impresa da Icaro.
Il campo si trova a ridosso del confine tra Grecia e Makedonia dove i militari impediscono con l’aiuto di Filo spinato (che da noi neanche x le vacche …), lacrimogeni e Mezzi corazzati alla gente di raggiungere la Makedonia per poi recarsi in Germania. Da qualche mese Siriani, Afgani e Iraqeni che fuggono da Daesh, attendono che la situazione si sblocchi e la cosa più grave è l’attesa legata alla non decisione della EU di riconoscere Idomeni come Campo profughi: se non esisti, non sei un problema!
Nel marasma del Campo almeno oggi qualche bambino ha giocato col suo aquilone …
Domani hai vincitori del concorso “chi vola più in alto” andranno le magliette di Gavardo in movimento.
A presto
Matteo e Chiodo
IDOMENI_02
07 maggio 2016
Nuova giornata a Idomeni. Tante le organizzazioni umanitarie ed ONG presenti e poche le Governative. Oggi si vociferava che il Campo potrebbe scomparire tra poco e che, per volontà del governo, i profughi trasferiti in nuovi campi militarizzati lontani dal confine. Questa notizia non preoccupa EMAD, un curdo siriano, che con la sua famiglia sta nel campo da qualche mese. Emad ritiene che siano tutte mosse per svogliare i profughi e convincerli a spostarsi per propria volontà.
La preoccupazione di alcune delle ONG presenti è quella di non sapersi come comportare quando i militari presenti inizieranno lo sgombero (se avverrà!): “assistere passivi alla rimozione del campo oppure sostenere la causa dei siriani e difendere la loro nuova casa anche se provvisoria?”. Altre ONG sostengono che la presenza umanitaria massiccia è motivo per cui il Governo non ha ancora agito per la rimozione del campo.
In queste giornate di incertezza gli aquiloni continuano a volare …
Teo e Chiodo
PS: abbiamo trovato un supporter di GIM … “L’alternativa è Gavardo in Movimento” (vedi foto)
IDOMENI_03
08 maggio 2016 and other
Ciao ancora
a circa una settimana dal ritorno da Idomeni e viste le notizie non troppo piacevoli di questi giorni, vi invio le ultime news ed alcune riflessioni.
Quando si pensa ad un Campo profughi si pensa a qualche cosa di chiuso e controllato ma soprattutto statico. Almeno nella mia testa è sempre stato così. Un Campo Profughi fresco (pochi mesi) e non ufficiale come quello di Idomeni invece è l’esatto contrario: la polizia è presente in abbondanza ma apparentemente senza nessuna indicazione precisa di carattere governativo, si muove solo quando un gruppo di giovani più stanco di altri chiede di potersene andare al nord transitando dalla Makedonia e fa pressione sulla barriera di filo spinato con quel che riesce. Ed è quello che è successo in questi giorni: ANSA ha battuto che con una carrozza vuota un gruppo di circa 200 profughi ha cercato di attraversare la frontiera. Prontamente la polizia ha cercato di sedare la rivolta con gas lacrimogeni. Quello che non si è detto, ma che ci riferisce l’associazione Hopeful Giving, è che la nuvola del gas ha raggiunto il campo profughi obbligando buona parte dei profughi (tra i quali quasi il 30 % sono bimbi) ad abbandonare le tende seguiti dalla principali ONG presenti (tra cui anche MSF).
Salvo situazioni estreme, come quella di questi giorni, la gente è libera di muoversi anche se lo fa in modo limitato visto che il paese di Idomeni è composto da circa 10 case che ora sono tutte vuote e tutt’attorno regna il nulla!
In merito alla capacità di adattamento dei nostri migranti, da qualche tempo, si vedono qua e là spuntare dei primi banchetti che spacciano rosticini, ciai e qualche polpetta … I Syriani sanno organizzarsi!
SITUAZIONE PARADOSSALE: quando i ragazzi si scaldano e si rendono consci della loro situazione, cominciano a fare pressione sulla frontiera (come nel caso del vagone del treno di questi giorni). I militari makedoni (in questi giorni si è trattato di polizia Greca!) reprimono con lacrimogeni. In sintesi si tratta di militari non UE che colpiscono dei profughi su EU … è roba da pazzi! Se non si sapesse che è la stessa Germania che spinge i makedoni a bloccare l’avanzata ce ne sarebbe abbastanza x una causa internazionale.
Tra le varie ONG minori abbiamo incontrato la già citata Hopeful Giving. Si tratta di ragazzi italiani (o comunque circa giovani) che partiti dall’Italia con 2 furgoni carichi di materiale (coperte, cibo, tende, …) ha deciso di organizzare una staffetta per alimentare il piccolo dispensario che ha installato nel campo. Con l’aiuto di un profugo syriano conosciuto nel campo, distribuiscono durante la notte, sulla base di sue valutazioni, sacchetti di viveri nei punti del campo più isolati (vedi mappetta seguente): metodo forse poco democratico ma l’unico che sono riusciti a improvvisare e che, apparentemente, sta dando buoni frutti!
Tante le sensazioni raccolte in un tempo molto concentrato …
Cosa si fa ora? Unica cosa da fare e non lasciar solo Idomeni e la sua gente. La presenza di ONG è l’unica motivazione che spinge la polizia ad andarci con i piedi di piombo almeno fino a quando non si deciderà di approcciarsi al caso di Idomeni come con la “giungla” di Calais (Nord Francia).
a presto
Matteo e Chiodo