Siamo un gruppo di cittadini che sente l’esigenza di cambiare, muoversi e migliorare la realtà del nostro paese, vogliamo partecipare ed essere protagonisti della vita politica e sociale del nostro paese, dove abitiamo o lavoriamo o viviamo.
L’invasione Russa dell’Ucraina rende urgente e indispensabile rimettere al centro questioni relegate in secondo piano come la PACE, lo stop alla crescita delle spese militari, il disarmo, la dismissione delle diffusissime armi nucleari in Europa.
Pubblichiamo due articoli per riflettere su questi temi condividendone i messaggi:
✅“ siamo contro la guerra , nessuna ragione politica la giustifica, siamo contro a prescindere da chi la nuova, siamo contro i complessi militari-industriali siano essi occidentali , cinesi e russi..” ( Tommaso di Francesco )
✅“ dobbiamo tutti impegnarci a fondo per salvare la pace che è supremo bene in questo momento storico: pace fra gli uomini, pace fra le nazioni, pace con il Pianeta Terra “ ( Alex Zanotelli )
Questo è il tema caldo di cui si sta discutendo in questi giorni a seguito della decisione della commissione di inserire nucleare e gas nella cosiddetta “ tassonomia Ue”.
Ma per capire meglio dobbiamo chiederci cosa è e a cosa serve la Tassonomia.
Una cosa utile che la Ue ha fatto negli ultimi anni è stato quello di definire un sistema di classificazione (tassonomia) delle attività sostenibili allo scopo di perseguire l’obbiettivo di riorientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili e garantire la trasparenza del mercato.
Il regolamento (UE) sulla tassonomia è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il 22 giugno 2020 ed è entrato in vigore il 12 luglio 2020: un atto legislativo importante per consentire e aumentare gli investimenti sostenibili e quindi attuare il Green Deal europeo, compresa un’economia che lavori per le persone e garantisca una transizione giusta che crei occupazione e non lasci indietro nessuno.
Il regolamento può anche fungere da strumento per guidare aziende e investitori nella transizione verso la sostenibilità; si applica ai partecipanti ai mercati finanziari che offrono prodotti finanziari, alle imprese finanziarie e non finanziarie nell’ambito di applicazione della direttiva 2014/95/UE (direttiva sull’informativa non finanziaria – “NFRD”).
Il regolamento sulla tassonomia individua le attività economiche ecosostenibili sulla base dei criteri di vaglio tecnico stabiliti negli atti delegati della Commissione.
Il 4 giugno 2021 è stato adottato il primo atto delegato relativo ai criteri di vaglio tecnico per le attività economiche con un contributo significativo alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici (l’«atto delegato sul clima»).
Un altro atto delegato, atteso per dicembre, ma rinviato, era per introdurre requisiti nazionali e a livello di UE in materia finanziaria allo scopo di etichettare prodotti finanziari o societari e obbligazioni commercializzate come sostenibili dal punto di vista ambientale.
Ora la proposta di introdurre nucleare e gas nella tassonomia UE , prima della pubblicazione del secondo atto delegato avrebbe l’obiettivo di dichiarare sostenibili prodotti finanziari o societari che invece non lo sono in quanto legate all’economia del necleare e del Gas e di conseguenza di contrastare pertanto il prevedibile ritiro di risorse finanziarie da ambiti legati a fonti energetiche fossile come il GAS e al NUCLEARE e anzi, dichiarandole fonti sostenibili, di attirare nuove risorse finanziarie.
In altra parole la Ue ha messo in piedi una bicicletta dotata di tutti gli strumenti affinché potesse pedalare verso un nuovo Green Deal, la proposta che abbiamo letto ieri sui giornalisarebbe il classico bastone tra le ruote, per incagliare e ritardare la corsa verso fonti sostenibili, e in particolare per trattenere risorse finanziarie su un mondo destinato a morire.
Non si finisce mai di meravigliarsi! La crisi climatica parla chiaro: abbiamo a disposizione 7/8 anni per evitare che la temperatura della Terra superi i 1,5 Gradi centrigradi, punto di non ritorno per l’avvio di processi climatici irreversibili, assolutamente incontrollabili e imprevedibili che metterebbero a repentaglio la sopravvivenza dell’umanità.
Basterebbe questo per capire come l’opzione nucleare sia di fatto impraticabile: per avere il primo kwh di energia da nuove centrali nucleari bisognerebbe aspettare, nella migliore delle ipotesi, almeno 10 anni (tempo minimo di costruzione), e saremmo già fuori tempo massimo. Altro che transizione ecologica!
Eppure c’è ancora chi tira fuori dal cappello di prestigiatore la favole del nucleare pulito e sicuro ed economico. Di questi giorni la notizia che la Commissione Europea (il “governo” europeo) ha intenzione di inserire nella tassonomia UE il nucleare e il gas quali tecnologie da sostenere con investimenti finanziari, garantiti da soldi pubblici e marchi certificati di “sostenibilità”.
Che c’è di male? In fondo non è altro che dare un’etichetta, anche se forse inappropriata, nulla di più! Ma è proprio così?
Bisogna fare un passo indietro. Da anni le forze ambientaliste insistono sulla eliminazione o almeno riduzione drastica dei sussidi ai combustibili fossili (ad esempio, l’Italia, ancora oggi, destina circa 19 miliardi per le fossili, più di quanto destina per le rinnovabili) e per il sostegno alle energie rinnovabili. Se ne è discusso nella COP26 del dicembre scorso e neanche lì si è avuto il coraggio di voltare pagina. Alla fine, come compromesso, si è deciso che andavano ridotti solo i “sussidi inefficienti”.
La proposta della Commissione Europea va nella stessa direzione: è un chiaro messaggio alla finanza (pubblica e privata) che anche nella transizione potranno continuare ad investire (e guadagnare) sul nucleare e sul gas, mentre invece abbiamo bisogno immediato di un piano di investimenti nelle fonti alternative, in coerenza con gli obiettivi europei per il 2030
Per avere un’idea, significa che buona parte dei 5,7 trilioni di dollari (gli attuali sussidi globali alle fonti fossili) potranno continuare ad essere erogati con le stesse finalità di prima, sotto una più accattivante veste di sussidi verdi, invece di essere orientati correttamente a finanziare energie veramente rinnovabili.
Riprendiamo il tema tema del nucleare sicuro, pulito e economico.
I costi. Un po’ di storia. Nel 2008 Berlusconi firmò un memorandum con la Francia che prevedeva la costruzione in Italia di 4 reattori Epr. La Francia aveva iniziato poco prima (2006) a costruirne uno a Flamnville con un costo previsto di 3,3 miliardi di €. Oggi, nel 2022 è ancora in costruzione e il costo complessivo (Corte dei Conti francese) supera i 19 miliardi, senza aver prodotto un solo kwh! Per fortuna che in Italia c’è stato il referendum del 2011 e i cittadini hanno detto un chiaro NO al nucleare e la cosa da noi non è andata avanti. Facciamo due conti: abbiamo risparmiato la bellezza di circa 80 miliardi; in più, le fonti rinnovabili nel frattempo hanno prodotto 50 milioni di kwh all’anno, più di quanto avrebbero prodotto i 4 reattori nucleari. Inoltre, sul fronte dei costi della bolletta, puntare sul nucleare sarebbe un vero suicidio: secondo il World Nuclear Industry Status Report, nel 2020 produrre 1 kilowattora (kWh) di elettricità con il fotovoltaico è costato in media nel mondo 3,7 centesimi di dollaro, con l’eolico 4, con nuovi impianti nucleari 16,3.
Non possiamo che ringraziare la lungimiranza dei i cittadini italiani.
Energia pulitae sicura. Il nucleare, certo, non produce CO2 (anche se durante la costruzione della centrale …), ma produce … radioattività. In caso di incidenti gli effetti sull’ambiente sono catastrofici. Basta ricordare gli ultimi due incidenti più rilevanti di Cernobyl (1986) e di Fukushima (2011), i cui effetti hanno interessato ampie parti del pianeta e dureranno per migliaia di anni.
Ma anche in assenza di incidenti, avremo di fronte problemi enormi, mai risolti, come lo smaltimento delle scorie radioattive e lo smantellamento della centrale a fine vita (perché dopo 40/50 anni e tutta a centrale ad essere radioattiva).
Ad esempio, in Italia, la quantità di scorie nucleari delle centrali elettriche dismesse non è elevata. Nonostante questo, da decenni non si riesce a individuare un sito adatto per lo stoccaggio delle scorie e nessuna regione ad oggi si è dichiarata disponibile ad accettarlo sul proprio territorio.
Non osiamo pensare a quanto succederà in Francia che ha più di quaranta centrali da smaltire, la maggior parte delle quali verso il fine vita: si vocifera di un costo di smaltimento attorno ai 400/500 miliardi!
Ritornando a Fukushima, è recente la notizia della decisione delle autorità giapponesi sversare in mare il milione di tonnellate di acqua radioattiva, stoccata provvisoriamente (?) per anni, in contenitori: con quali risultati sull’ambiente marino non si sa, ma si può immaginare.
Come è possibile pensare ad un ritorno al nucleare?
L’Italia potrebbe avere un ruolo determinante in questa faccenda e spingere l’Europa a guardare in avanti, ma le esternazioni del nostro ministro per la transizione energetica non fanno ben sperare.
Siamo preoccupati per la piega che sta prendendo la questione del Depuratore del Garda Bresciano. Siamo preoccupati per questo commissariamento immotivato, piovuto dall’alto, che di fatto estromette la politica locale dalla gestione del proprio territorio.
La vicenda era partita male fin dall’inizio, quando la Comunità del Garda (una associazione tra alcuni comuni del Garda), autonomamente e con una evidente arroganza, aveva deciso due cose fondamentali che hanno lasciato il segno e continuano a lasciarlo su tutta la faccenda.
La prima: la gestione del sistema di collettamento e depurazione del Garda non doveva più essere unitaria, ma le due regioni Lombardia e Veneto ognuna avrebbe gestito autonomamente la propria parte, il Veneto tenendosi il depuratore di Peschiera e la sponda bresciana facendone uno o più di nuovi sul proprio territorio.
La seconda riguarda la parte bresciana: né il/i nuovo/i depuratore/i, né tanto meno le acque depurate, dovevano restare sul proprio bacino imbrifero, ma in un altro limitrofo, quello del Chiese. Senza nessuna giustificazione se non quella generica e fuorviante di “salvare la più grande riserva di acqua dolce italiana”1 e senza coinvolgere le amministrazioni interessate. (È come se uno, che ha la necessità di costruire un W.C. esterno alla casa, decidesse di farlo non sul proprio terreno, ma su quello del vicino, senza neppure chiederglielo!).
Le reazioni ad una simile decisione non potevano mancare, sia da parte di comitati ambientalisti che di diverse amministrazioni comunali, reazioni che avevano portato la Provincia e l’Ato a rivedere le proprie posizioni iniziali. Le cose si erano così un poco aggiustate: prima con l’approvazione della mozione Sarnico (che, seppur non riconosce il sacrosanto principio che la depurazione dei reflui deve fare riferimento al bacino imbrifero di provenienza, stabilisce che gli impianti consortili di depurazione siano localizzati nelle aree territoriali dei Comuni afferenti all’impianto stesso); poi con l’attivazione di un percorso partecipativo per giungere ad una soluzione più rispettosa dei territori e maggiormente condivisa. Soluzione che sembrava fosse stata trovata.
Ma siamo ad oggi: la proposta non piace alla presidente della Comunità del Garda e ministra Gelmini, che, forte della sua posizione e senza alcun dubbio sui suoi possibili conflitti di interesse in questa vicenda, chiede il commissariamento.
E il governo prontamente glielo concede: con decreto-legge del 23 giugno 2021, n. 92, art 4 (“Misure di accelerazione delle attività dei Commissari in materia ambientale”), il governo al comma 7, “al fine di consentire la rapida attuazione del sistema di collettamento e depurazione del lago di Garda e la conseguentetempestiva dismissione della condotta sublacuale, giunta al terminedella propria vita tecnica”, nomina il Prefetto di Brescia “Commissario straordinario, … per laprogettazione, l’affidamento e l’esecuzione delle nuove opere per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del lago di Garda.”
Un intervenendo a gamba tesa sul legittimo processo decisionale in atto da parte degli enti territoriali preposti. Un intervento che Gavardo in movimentoritiene ingiustificato e politicamente sbagliato, che può lasciare ferite aperte nel tessuto democratico locale e creare un solco più ampio tra cittadini e le istituzioni democratiche.
Su quale basi il governo ha valutato che il processo decisionale si stava sviluppando troppo lentamente? Su quali basi afferma che la sublacuale è giunta al termine della sua vita, visto che è stato chiarito una volta per tutte che la bomba ecologica della sublacuale, pronta a scoppiare da un momento all’altro, era una bufala a tutti gli effetti? (vedere anche il recente articolo di Massimo Tedeschi sul Corriere della Sera) E perché decidere di dismetterla e non, invece, di sostituirla?
Perché non rispettare la volontà dei territori e inserire nel decreto il vincolo di rispettare il criterio della territorialità stabilito dalla Provincia di Brescia (mozione Sarnico), l’ente a cui spettava per legge decidere – e lo aveva fatto-?
Solo perché la ministra Gelmini non è di questo parere? Abbiamo un governo così facilmente “influenzabile”? Che insegnamento di democrazia possono trarre i cittadini da questa vicenda?
C’è però ancora una possibilità per la politica di riscattarsi.
Il decreto deve essere convertito in legge con l’approvazione del Parlamento. Le forze politiche che hanno approvato la mozione Sarnico sono la maggioranza in parlamento. È chiedere troppo che le forze politiche locali facciano le debite pressioni presso i propri referenti nazionali perché si oppongano a questo commissariamento? Si può sperare che i parlamentari ascoltino i propri referenti locali e decidano di cassare il comma 7 dell’art. 4 del decreto o, almeno, di introdurre il vincolo contenuto nella mozione Sarnico?
Il Coordinamento di Gavardo in movimento
1 Il problema di salvare i laghi subalpini dall’eutrofizzazione è ben più complesso ed ha a che fare con i cambiamenti climatici; per questo vedere gli studi di Salmaso e &, sulla rivista Hydrobiologia.
12-13 giugno 2011: Referendum sul Nucleare e sull’Acqua come Bene Comune
Il Referendum (più partecipato e) più disatteso: se dieci anni vi sembrano pochi!
Nel giugno 2011 più della metà dei cittadini italiani aventi diritto a votare, circa 27 milioni (!!!) si recano alle urne per dire due chiari NO al Nucleare e NO alla privatizzazione dell’Acqua. Una volontà popolare chiara ed evidente a cui la politica avrebbe dovuto tempestivamente dare seguito. Invece nulla di tutto questo. I diversi governi che si sono succeduti, ma anche il Parlamento italiano (che ancora non ha trovato il tempo di discutere e approvare una legge di iniziativa popolare sull’acqua e il servizio idrico integrato che da anni giace nelle commissioni parlamentari in attesa di essere presa in considerazione ) hannototalmente disatteso la volontà espressa dai cittadini e in alcuni frangenti cercando di forzare nella direzione opposta.
Il PNRR potrebbe/dovrebbe essere l’occasione per la politica di risanare questa grave ferita recata ai propri cittadini.
Rendere l’acqua veramente un bene comune, attraverso la gestione pubblica e partecipata del servizio idrico integrato e finanziamenti adeguati per un piano di ristrutturazione della rete idrica (che ancora oggi perde più del 40% dell’ acqua che vi scorre).
Chiudere definitivamente pagina sul nucleare, puntare sulle energie alternative veramente pulite (fotovoltaico, eolico, idrogeno verde, …).
Ma diversi segnali di allarme fanno temere che non sia proprio così.
Nel PNRR non si trovano chiare scelte di indirizzo che vadano in quella direzione, anzi alcune pare vadano nella direzione esattamente opposta (vedi ad esempio, l’indicazione che al Sud si dovrebbe percorre la stessa strada percorsa al Nord: superare la “frammentazione” delle gestioni in house del servizio idrico attraverso la costituzione di multiutility come A2A, ACEA, ecc.) e alcune dichiarazioni del ministro della transizione ecologica preoccupano (ad esempio, quella sul possibile ricorso all’energia nucleare come energia pulita).
Per questo è importante la mobilitazione dei cittadini e cogliere l’occasione di questo decennale per riprendere il discorso da troppo tempo interrotto e chiedere a gran voce il rispetto della volontà espressa dei cittadini in quel lontano giugno del 2011.
Per questo Gavardo in movimento aderisce e chiede ai cittadini gavardesi di aderire alle iniziative promosse dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua e per quanto riguarda il nostro territorio a quelle proposte dal Comitato Referendario Acqua Pubblica di Brescia.
PS. Di seguito i link a due articoli, apparsi su Il Manifesto, uno è un’analisi del Forum dei Movimenti per l’acqua su quanto è previsto nel PNRR sul tema acqua, l’altro una “risposta” al ministro Cingolani sulla questione del nucleare da parte di Giorgio Ferrari, (ingegnere nucleare, una delle voci più critiche e autorevoli in Italia contro il ritorno all’energia nucleare).
Recentemente il presidente della Provincia Alghisi è ritornato sul problema scottante del depuratore del Garda, affermando che lo si deve fare e lo si farà a Gavardo. Il BresciaOggi dell’8 giugno titola: Depuratore, Alghisi tira dritto: «L’impianto sul Chiese si farà».
Condividiamo e pubblichiamo le considerazioni che il Comitato Referendario acqua pubblica di Brescia ha espresso proprio in risposta alle esternazioni di Alghisi”
Ieri sera all’auditorium Zane, in una conferenza stampa allargata ai simpatizzanti, c’è stata la presentazione della lista civica “Insieme per Gavardo” e del candidato sindaco Davide Comaglio. Nel corso della serata, che ha registrato una nutrita partecipazione, il candidato sindaco e i rappresentanti dei vari gruppi che sostengono la lista hanno spiegato le ragioni e le motivazioni che li hanno spinti a dar vita a questo progetto. Progetto a cui partecipa anche Gavardo in movimento. Pubblichiamo qui sotto l’intervento del nostro rappresentante Silvio Lauro.
Intervento
di Silvio Lauro, portavoce di Gavardo in movimento alla serata di
presentazione della lista “Insieme per Gavardo – Davide Comaglio
sindaco”.
Noi
di Gavardo in movimento abbiamo deciso di partecipare a questo
progetto, alla costruzione cioè di un programma e di una lista
alternative, chiaramente alternative alla maggioranza e alle forze
politiche che hanno governato a Gavardo in questi ultimi anni. Siamo
convinti che Gavardo ha bisogno di una svolta, ha bisogno di dotarsi
di una maggioranza solida, credibile, onesta, competente, preparata
che provi a risollevare le sorti di questo nostro comune che sono
cadute così in basso.
Abbiamo
avuto un sindaco che è stato condannato per abuso d’ufficio per
fatti commessi come sindaco del nostro comune e he ha subito un’altra
condanna anche per altri reati commessi come funzionario nel comune
di cui era dipendente. Sindaco che tardivamente, molto, troppo
tardivamente ha deciso di dimettersi (e solo per fare un dispetto ai
suoi compagni di maggioranza) e che in tal modo ha messo il comune in
una situazione davvero poco felice, condannandolo al
commissariamento, un lungo commissariamento, quasi un anno, E questa
non è una cosa certamente positiva perché significa togliere ai
cittadini la possibilità di governare, di decidere, di fare le
scelte relative alle questioni che li riguardano direttamente, che
riguardano il loro comune; il tutto ovviamente attraverso i loro
rappresentanti democraticamente eletti. Adesso c’è un commissario
che decide in maniera totalmente autonoma senza un dibattito, senza
un confronto con nessuno né con i cittadini né con i gruppi che li
possono rappresentare in consiglio comunale.
Questa è la situazione in cui
ci troviamo. Gavardo in movimento è convinto che è assolutamente
necessario superare positivamente questa situazione, con un radicale
cambio di rotta. Ed è per questo che da tempo stiamo lavorando per
andare verso questa direzione per realizzare questo obiettivo, per
raggiungere questo risultato. In questi ultimi due anni abbiamo fatto
un percorso di confronto e di verifica con gli altri gruppi: un
percorso che non è stato certamente facilissimo, un po’
accidentato, con qualche momento di oggettiva difficoltà. Alla fine
del percorso abbiamo però convenuto, abbiamo ritenuto che ci fossero
le condizioni per contribuire a creare qualcosa di alternativo. Una
lista, come è stato più volte detto, civica, costruita a partire
dal supporto, la collaborazione, il contributo dei due gruppi che
hanno fatto l’opposizione in comune in questi ultimi quattro anni,
Gavardo in movimento e Gavardo Rinasce; ma anche con il contributo
di altri gruppi, a partire da quelli che hanno dato vita a Gavardo
Rinasce qualche anno fa, e di altri ancora qui rappresentati stasera.
Ma
noi pensiamo che sia altrettanto necessario e importante che la lista
sia allargata ad altre figure, ad altre persone, a cittadini
gavardesi rappresentativi, rappresentanti di quella che normalmente
viene definita la società civile; che non fanno parte o riferimento
in maniera organica a partiti o gruppi consolidati ma che possono
portare un contributo significativo alla costruzione e soprattutto
alla attuazione del programma di questa lista civica. Una lista
variegata quindi, composta da tante sensibilità, anche diverse tra
loro, ma accomunate dalla volontà di lavorare insieme per provare a
cambiare volto al nostro paese.
Cambiare
nel modo di amministrare, nelle scelte che vengono fatte, che devono
essere sempre orientate al bene del comune e della collettività,
(sembra una banalità ma negli ultimi anni non è sempre stato così),
nei rapporti con i consiglieri e le minoranze, nel favorire la
partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni,
della società civile nelle scelte che li riguardano.
Queste
le principali motivazioni principale che stanno alla base della
nostra scelta. Ma in questa scelta ha contribuito anche l’esperienza
che abbiamo fatto in questi anni in Consiglio Comunale. Un’esperienza
che è stata importante, significativa, utile e istruttiva pur con
tutte le difficoltà che ha comportato svolgere il compito di
consiglio comunale di minoranza. Un’esperienza caratterizzata anche
da un positivo rapporto di collaborazione con l’altro gruppo di
opposizione, Gavardo Rinasce. Pur mantenendo ognuno la propria
identità, la propria caratterizzazione (siamo e saremo comunque
diversi, non siamo la stessa cosa) abbiamo però collaborato, in
maniera seria significativa, con stima e rispetto reciproco, su molte
questioni: la fonderia, la cava in Tesio, il regolamento per il
referendum, solo per citarne alcune.
Le
modalità con cui abbiamo lavorato con loro in questi anni è un
latro elemento che ci ha portato e ciò ci ha portato a pensare
sempre di più che fosse possibile pensare di lavorare insieme in
maniera più organica, partecipando ad un progetto comune. P
Per
questo siamo qui: perché noi di Gavardo in movimento ci siamo con
Davide Comaglio e con Insieme per Gavardo; ci siamo, insieme con
tutti gli altri amici qui presenti, convinti che, insieme, possiamo
farcela.
Da più mesi stiamo assistendo ad una campagna mediatica sul tema della (o del?) TAV (Lione_Torino). Con un primo piano l’estenuante tira e molla tra la Lega e il Movimento 5 stelle su «Tav sì, Tav no». Quasi tutti gli organi di stampa si sono arruolati, armi e bagagli, nel fronte sì TAV. Le televisioni tutte, senza eccezione alcuna.
C’è stata la famosa
ABC (Analisi costi-Benefici) voluta dal governo con annessa valutazione degli
eventuali costi in caso di rinuncia alla TAV.
Avete forse visto una
trasmissione che illustrasse i risultati di questa Valutazione? O anche solo
mettesse in confronto le diverse
posizioni? Niente di tutto questo.
Il messaggio che è
passato è ben altro ( a parte di tacciare di incompetenza i grillini…).
La TAV si deve fare per il bene dell’Italia,
perché deve ripartire l’economia (è dal 2008 che deve ripartire …), bisogna far
ripartire le Grandi Opere (c’è chi ha tirato fuori di nuovo lo Stretto di
Messina!), sbloccare i cantieri fermi (tutti per colpa della TAV? e poi quali
cantieri? Non è dato di sapere).
Chi è contro la TAV è contro il progresso e il
bene dell’Italia. Punto e basta.
Una campagna
martellante, ben orchestrata, che vuol fare diventare senso comune il fatto che
l’unica opzione sia fare la TAV e tutte le Grandi Opere, a tutti i costi.
Per fortuna nella
società ci sono ancora forze, intelligenze e saperi che si oppongono a questa
deriva.
E si trovano domani 23
Marzo a manifestare a ROMA, per dire che quella strada è sbagliata, che le
priorità del paese sono ben altre.
Ai nostri lettori vogliamo
dare l’opportunità di vedere questa altra faccia della medaglia, non solo
quella dei poteri forti. Per poter riflettere e farsi un’opinione propria.