Recentemente i sindaci della Valle Sabbia, riuniti nella Comunità Montana, hanno dato inizio a un percorso amministrativo che li porterà alla conclusione anticipata del contratto con Aprica (fine 2017 ) e alla gestione “in proprio” della raccolta dei rifiuti urbani.
Un passo importante nella direzione giusta.
Ma c’è un però. La gestione in proprio, così come prospettata al momento, si avvarrebbe per la fase di raccolta di soggetti privati e questo non ci convince troppo. Comprendiamo bene che volendo semplificare la gestione del servizio e tenerne sotto controllo la redditività, sia ragionevole pensare di esternalizzare la fase di raccolta e gestione mezzi (costi sotto controllo) e gestire in proprio la vendita dei materiali (redditività sotto controllo). Sappiamo bene, tuttavia, che le due fasi non sono indipendenti e che la fase di raccolta è vitale per la buona riuscita del servizio nel suo insieme.
Ricordiamoci che le migliori esperienze europee nei servizi di raccolta differenziata sono italiane ed hanno in comune proprio questa caratteristica: la gestione interamente pubblica del servizio.
Questo tipo di gestione è l’unico che permetterebbe una maggiore flessibilità nell’adeguare il servizio alle reali esigenze dell’utenza, come rivedere e modulare le modalità di raccolta, senza costi aggiuntivi o adottare misure che portino alla riduzione dei rifiuti, cose difficilmente realizzabili nel caso in cui la raccolta sia affidata a un soggetto privato. Basti vedere le esperienze più virtuose, come quella del Consorzio Priula nel Veneto, per capire su quanti fattori e accorgimenti si gioca la buona riuscita del servizio sia in termini di sostenibilità economica, ma soprattutto in termini di riduzione effettiva dei rifiuti.
Se la Comunità montana non sarà in grado di compiere questo passo dovrà porre grande attenzione nella definizione dei criteri e delle condizioni che dovranno essere soddisfatte dal possibile assegnatario del bando di gara.
Un secondo passo indispensabile da compiere è il passaggio al porta a porta spinto, che prevede il ritiro presso le abitazioni di tutte le principali tipologie di rifiuto, con l’eliminazione completa dei cassonetti (anche a calotta).
Ancora oggi non è chiaro se tutta la Comunità Montana sceglierà il porta a porta spinto o sistema misto (porta a porta per la raccolta differenziata e calotta per l’indifferenziato) o se ogni comune potrà scegliere una delle due opzioni.
Vale la pena ricordare che il passaggio ai cassonetti a calotta ha, sì, portato ad un aumento significativo della frazione differenziata – dal 35% al 65-70%- permettendoci di rientrare – formalmente- nei limiti di legge, ma ha comportato anche un basso livello di qualità del materiale differenziato: nelle calotte, oggi, ci va a finire di tutto e e di più. Con un inconveniente non trascurabile: più il livello della qualità peggiora più il valore economico dei materiali riciclabili si riduce, giungendo fino ad azzerarsi; così come si riducono i contributi riconosciuti dall’accordo Conai-Anci (quando la frazione estranea presente nel materiale supera una certa percentuale – ad esempio, il 10% per carta e cartone- il corrispettivo riconosciuto si azzera!)
Cosa accadrebbe quindi in un sistema misto?
In un sistema misto il rischio è che il cittadino, non faccia, o non faccia bene, la raccolta differenziata e conferisca tutto, o troppo, nella calotta destinata all’indifferenziato, sottraendo, così, il materiale differenziabile (carta, vetro, ecc. ) alla raccolta porta a porta e, di conseguenza, riducendo la redditività per il gestore.
La presenza dei cassonetti implica, inoltre, un doppio sistema di raccolta che andrebbe valutato attentamente sul versante dei costi complessivi (basta pensare al costo degli automezzi per lo svuotamento dei cassonetti).
Alla presenza dei cassonetti poi è legato un altro fenomeno, quello dell’abbandono nelle loro vicinanze dei rifiuti e, quindi, della necessità da parte dei Comuni di organizzare la rimozione di questi rifiuti, il controllo e la pulizia delle piazzole, con un aggravio non trascurabile dei costi negli ultimi anni (per Gavbardo il costo si aggira attorno ai 40-50.000 €)
Il porta a porta spinto eliminerebbe il problema alla radice (anche se occorre dire che rimarrebbe il problema dell’abbandono dei rifiuti in luoghi meno “visibili”).
Il sistema misto pare offrire, insomma, una flessibilità di indubbio valore a cittadini consapevoli, ma è anche una scappatoia per cittadini pigri, non bene informati, non sensibilizzati, che può minare la redditività e invalidare la buona riuscita del servizio, se per questo intendiamo anche la riduzione della produzione di rifiuti.
Posti di lavoro. Le esperienze più significative del porta a porta (ad es.: Ponte alle Alpi) hanno prodotto un aumento dei posti di lavoro, cosa questa non secondaria specie in un momento di crisi occupazionale come il nostro (nella raccolta a cassonetti la ripartizione dei costi è mediamente: 70% per le strutture/mezzi e il 30% per il personale; nel porta a porta le percentuali si invertono: 70% per il personale e il 30% le strutture/mezzi).
Infine la questione tariffa puntuale (paghi in proporzione al rifiuto indifferenziato che produci): solo il porta a porta permette di misurare la quantità di rifiuto conferito di ogni singola utenza e, quindi, di stabilire, come previsto dalla legge, la tariffa puntuale. Ad oggi, nessuna realtà che utilizza il sistema a calotta è riuscita ad applicare la tariffa puntuale.
Per tutti questi motivi, restiamo convinti che solo un servizio porta a porta, a gestione pubblica, sia la migliore garanzia per una raccolta differenziata di qualità, la massimizzazione di recupero del materiale riciclabile e una progressiva riduzione dei rifiuti.
Certo andare in questa direzione significa investire energie e risorse per accrescere il grado di consapevolezza e di partecipazione dei cittadini, ma questo non può che migliorare il nostro vivere sociale e la prospettiva futura.
Entro il mese di marzo i singoli comuni della Valle Sabbia dovranno discutere le linee guida illustrate nella conferenza dei Sindaci e scegliere il tipo di raccolta dei rifiuti urbani che ritengono più appropriato.
Nel novembre scorso scorso, a seguito dell’iniziativa “Verso rifiuti Zero: utopia o fututo?”, Gavardo in movimento aveva presentato una mozione in cui si proponeva il passaggio al porta a porta; mozione poi ritirata su richiesta della maggioranza per evitare di aggiungere ulteriori difficoltà al tavolo di lavoro specifico messo in piedi dalla Comunità Montana per discutere del futuro della raccolta rifiuti, in un momento considerato delicato.
Ora, è arrivato il momento per ripresentarla: Gavardo deve trovare il coraggio di scegliere senza esitazioni il porta a porta spinto e farsi promotore di questa scelta in Comunità Montana della Valle Sabbia.